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Camilla



Intervista: Bastardi indipendenti

7 agosto 2011
[grazie al forum ufficiale della community per aver scovato l'articolo]

IL CONCERTO
Intervista al trio della Valsugana questa sera in concerto al Rockplanet di Pinarella
L’INTERVISTA
Bastardi indipendenti
Dopo aver rotto con Sony e Maionchi tornano i Bastards

di Gianni Arfelli
CERVIA.

Già dal nome difficilmente passano inosservati, e infatti l’Italia intera si è accorta di questi tre ragazzi della Valsugana nel 2009, quando sono arrivati secondi a X Factor.

Sono The Bastard Sons Of Dioniso, in concerto oggi alle 23.30 al Rockplanet di Pinarella di Cervia. Nonostante il successo dell’album In stasi perpetua, pubblicato dopo la fine del talent show, il loro rapporto con la Sony e con Mara Maionchi si è bruscamente interrotto nella primavera scorsa; proviamo a farci spiegare il perché dal chitarrista e cantante del gruppo Michele Vicentini, anche se sembra che non ne parli volentieri.

«Siamo stati noi a decidere di tornare su una strada più adatta al genere che proponiamo, diversa dall’idea che avevano di noi la Sony e la “Non ho l’età” (l’agenzia di Mara Maionchi, ndr). E’ stata una chiusura di rapporto abbastanza tranquilla».

Volevano che foste più pop?
 «Possiamo riassumere così».

Chiuso il rapporto con Mara Maionchi, che vi aveva tanto sostenuto durante la trasmissione televisiva, possiamo, prima di voltare pagina definitivamente, tracciare un bilancio dell’esperienza X Factor? 
«E’ stata una cosa capitata così all’improvviso, che non abbiamo avuto tanto tempo per riflettere se avesse senso farla o non farla, e, una volta che ci siamo trovati dentro, abbiamo cercato di portarla a termine nella maniera più decorosa possibile. A distanza di quasi tre anni siamo contenti di averlo fatto, perchè volevamo fare musica professionalmente, e mentre prima si trattava di un dopolavoro a livello provinciale, da X Factor in poi è diventato un lavoro vero e proprio. Quell’esperienza a livello artistico non ci ha dato niente, ma ci ha dato molto come notorietà e possibilità di suonare in giro».

Il nuovo album “Per non fermarti mai” uscirà in settembre: sarà quindi un disco più rock, più duro?
«Sì, ma non è una novità: siamo tornati a fare quello che facevamo prima di X Factor, anche se adesso in maniera certamente più matura. Nel disco ci sono anche tante ballate, ma è certamente un disco rock».

Il vostro suono adesso è molto vicino a gruppi come Led Zeppelin e Ramones, nati e sciolti prima che voi nasceste. Vi sentite legati a loro? 
«E’ vero, infatti, personalmente, ho scoperto questi gruppi molti anni dopo il loro scioglimento, grazie a mia mamma, ma li considero tuttora molto attuali».

Caratteristica dei vostri testi è quella di tradurre letteralmente in inglese modi di dire italiani che, una volta tradotti, non hanno alcun senso, ma risultano molto divertenti. Anche in questo nuovo disco canterete in italiano e inglese? 
«Il nuovo disco sarà tutto in italiano, perché abbiamo pensato che cantando in inglese potevamo essere confusi con tante altre band, mentre l’italiano ci identifica maggiormente. Proviamo questo esperimento e vediamo come va, poi per il futuro non escludiamo di tornare all’inglese, anche con i nostri nonsense».

In passato avete collaborato con Anansi, figura primaria del reaggae italiano, e non solo, con ottimi risultati: prevedete di proseguire in futuro? 
«Con Anansi ci conoscevamo da tanto tempo, perché anche lui è trentino, e ora abbiamo lo stesso produttore, quindi, quando si è presentata l’occasione per lavorare insieme, ne siamo stati felici. Abbiamo fatto un pezzo nel suo disco, “Carpe diem”, e lui ha partecipato ad uno dei nostri brani più famosi: “The Zwang song”, che è la versione inglese di “L’amor carnale”, l’inedito che ci ha portato in finale a X Factor. Quest’estate siamo stati sul palco insieme come supporters a Ben Harper a Roma e Robert Plant a Milano. Lui ci segue quando può, e qualche volta sale sul palco con noi. Siamo amici anche fuori dalla musica, quindi sicuramente succederanno altre cose in futuro».

Per la prima volta arrivate al Rockplanet, dove passano abitualmente tutti i più importanti gruppi punk e metal mondiali: come pensa che vi troverete di fronte ad un pubblico abituato a questo? «Vediamo… non so. Magari ci sentiamo dopo la data e ve lo dico. Conosciamo il Rockplanet perché ha una grande fama, ma non ci siamo mai stati nemmeno tra il pubblico, quindi non so dire come sarà. Certo ci piace di più suonare davanti a un pubblico con un’identità precisa, piuttosto che nelle piazze, dove il pubblico è molto eterogeneo, ed è più difficile farsi capire».

Recentemente avete partecipato al progetto Rezophonic, un supergruppo che riunisce occasionalmente il meglio del metal italiano, per fini benefici: la considerate anche una sorta di consacrazione in ambito indipendente? 
«In realtà, nonostante il singolo a cui abbiamo partecipato sia uscito un paio di mesi fa, la registrazione risale a oltre due anni fa, quindi non è una cosa tanto recente. Noi non abbiamo fatto niente per entrarci, perché ci ha cercati Mario Riso (regista dell’operazione, ndr), ma ci ha fatto comunque molto piacere partecipare.» [FONTE: corriereromagna.it]
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