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Purtroppo per problemi di connessione, di pc e soprattutto di tempo, il blog chiude. Non ho più tempo per gestirlo e tutto il materiale che stavo preparando e quello che è presente attualmente è andato perso con il mio computer. Il blog resterà cmq aperto così com'è e navigabile ancora ma al momento non verrà aggiornato. Se riuscirò a ripristinare il tutto torneremo on line!
Mi dispiace davvero tantissimo!
Camilla



L'Amor Carnale - Recensioni

1 novembre 2010
L'Amor Carnale 
-RACCOLTA RECENSIONI-

1. By Debaster | Fonte |

Inizio con una doverosa precisazione. Il 90%, e forse più, di quell'insieme di persone per cui il nome dei The Bastard Sons of Dioniso (che qui verrà scritto, finalmente, in modo italianamente corretto. Non come "I The Bastard Sons of Dioniso". D'altronde tutti parlano, perlomeno nel nostro gergo, de "I Beatles" e non de "I The Beatles") non è nuovo, li conosce essenzialmente per un fatto: sono stati la rivelazione "alternativa ®" del talent—show X-Factor.
Ma, c'è un ma. Al di là delle malelingue che vorrebbero gettare, gratuitamente, merda su tal gruppetto, i BSoD non sono una combriccola creata a tavolino. Questo power-trio valsugano, infatti, non è l'ultimo degli stronzi. Hanno pubblicato ben due dischi con canzoni in inglese, più o meno autoprodotti (e sicuramente irriperebili), apparentemente pure curati nel packaging (che non rappresenta mai la qualità della musica, certo però delinea un minimo intento creativo) e dai titoli buffi ("Even Lemmy Sometimes Sleeps").
Poi un bel giorno forse per puro divertimento o per frustrazione causata da una infinita sequela senza uscita di esibizioni live in localini trentini, i tre si son rotti i loro nordici coglioni e si son prenotati a un provino per il suddetto programma televisivo. Ma, c'è un altro ma. Si son presentati come gruppo vocale! Ovvio, perché è una trasmissione dove gli strumenti sono banditi!! In più, e chi ha seguito per caso X-Factor con orecchio attento lo sa, con una qualità vocale non certo omogenea!!! Poco importa cosa ne pensiate, loro hanno comunque svoltato (se in bene o in male si vedrà) quando un giudice molto furbo ha per l'appunto capito che potevano avere un buon effetto sul pubblico in quanto esteticamente diversi da tutto ciò che si era visto finora in codesti programmucoli.

Ma non sono qui per giudicare la loro riuscita scalata sociale. Perciò bando alle ciance, mi appresto a descrivere questi giovincelli etilicamente cazzoni solo per la loro musica, che è poi l'unica giustificazione decente per criticare la carriera di un'artista in quanto artista, ovvero recensendo il loro recente singolo "L'amor carnale" che altro non è che una traduzione in italiano di un loro brano in lingua d'albione, "The Zwang Song".
Il brano parte con un bel riffettino tirato che, un po' più rallentato e cupo, sembrerebbe quasi di matrice stoner. Un riff carino, a dire il vero, un po' scippato dal brano dei Kiss "Detroit Rock City". Cosa non strana visto che i tre sono dichiaratamente fan di un certo hard rock anni '70. Vabbè, passiamo oltre, una "citazione" ci può anche stare. Però è appena parte la voce che si scopre la componente più originale del loro brano che è, ahinoi, anche la parte più irritante. I Bastard Sons of Dioniso hanno, infatti, fuso ad una rivisitazione di quel "rock che fu" una voce e dei coretti di finleyana memoria, che se volessimo cercare un paragone anglofilo più che agli AC/DC i valsugani assomiglierebbero terribilmente ai Fall Out Boy (gruppo neo-emo capace sia di brani carini come di mostruose cagate). Con un sottofondo suonato di questo genere una voce cupa e roca sarebbe capitata "a fagiuolo", ma a sentire altri brani sul myspace pare che a questi piaccia proprio questo tipo di cantato plasticoso e senza personalità.
Il testo, invece, è gradevolmente stupidino e si rifà alle allusioni di sollazzo sessuale di certo "cock rock" che ormai ha fatto il suo tempo, mantenendosi però su livelli molto edulcorati in quanto prodotti mainstream ancora troppo acerbi. La storiella di un tizio arrapato da una tizia evidentemente con alta gradazione gnocchica, al che il tipo comincia a fantasticare su ciò che la tipa potrebbe fare a quella cosa che nel brano viene sottilmente denominata "anima".
Ecco il ritornello molto catchy, giudicate voi:

"Spesso lo sguardo ha fame
può saziare l'appetito
ma l'amor carnale
non consuma tutti i sì
la tua bellezza sale fino in fondo all'anima
solo ad immaginare
la tua mano cosa fa"

Insomma, resta solo da dire che adesso i Bastard Sons of Dioniso, raggiunta la popolarità, si trovino ad affrontare un bivio irto di insidie: da una parte c'è la major e un profitto quasi-assicurato tramite una carriera a base di discutibile emo-hard-pop; da un'altro c'è la possibilità di costruirsi un percorso artistico originale cercando di appagare in modo furbo sia i desideri dell'industria (e quindi $$$$) che del pubblico esigente (quindi la critica, ovvero noi debaseriani).
In definitiva, è difficile dire cosa sarà di questi baldi giovani dalla faccia forse un po' troppo pulita per la musica che suonano. Di certo nel panorama rock italiano di carne al fuoco ce n'è sempre stata tanta (a differenza di quello che l'italiano medio e la Mara Maionchi credono), e i il trio pischello in questione, invero piuttosto anonimo, dovrà lottare duramente per trovarsi uno spazietto per farsi sentire anche da chi non ascolta mai la musica in radio o evita mtv quando parte la centrifuga dei videoclip. Sì dovranno proprio farsi un mazzo tanto...
...ma anche no. Alla fine la stima di "IleNyA, la bimbaminkia" (prototipo del gggiovane medio sulla falsariga di Joe, The Plumber) l'hanno già guadagnata.

Bella per loro. Per noi, chissà...



2. By M&D Musica e Dischi
Unico gruppo dei tre finalisti di X Factor, i TBSOD rappresentano l’anima più spettacolare e trascinante della selezione effettuata dal programma. E anche questo minialbum di consuntivo (per l’autunno previsto l’esordio discografico vero e proprio) non tradisce la caratteristica, a partire dalla selezione di cover che dimostrano un’ampiezza di possibilità decisamente notevoli: si va così dal punk raffinato di Contessa dei Decibel di Enrico Ruggeri dei primi anni ’80, a Ragazzo di strada dei Corvi e Che colpa abbiamo noi dei Rokes degli anni ‘60. E per finire, Just Can’t Get Enough dei Depeche Mode, in una versione che espone all’ascolto l’anima rock del trio trentino. Michele Vicedini, Federico Sassudelli, Jacopo Broseghini sono poi decisamente sciolti con i due inediti, tra i quali L’amor carnale, arrangiati in proprio dimostrando che la stoffa c’è e che ora arriva la parte più bella del gioco.


Recensione by L'isola della musica italiana
Un ep da quindici minuti scarsi, con soli due pezzi originali, di cui uno (Wednesday was) poco più di un provino di canzone, non può dare nulla di più rispetto a quello visto e sentito in tv nel reality “X Factor”. La speranza era quella di poter ascoltare da parte dei Bastard Sons of Dioniso qualcosa di nuovo, di non sentito in trasmissione, per vedere di che pasta sono fatti questi tre ragazzi della Valsugana. Invece poco o nulla a parte ciò che già si sapeva: le cover appena abbozzate in questo mini disco (ma si possono fare tre cover che durano meno di due minuti?) sono quelle dei Decibel, dei Corvi, dei Depeche Mode e dei Rokes, mentre il punk-rock – genere praticato dai tre, genuinamente nonostante tutto, e più volte proposto come loro cardine musicale – rimane a casa quasi in toto. Ce n’è traccia solo in L’amor carnale, pezzo autografo ed unico in cui ci si può soffermare un po’ per avere un’idea più sana e distaccata di chi siano i Bastard a dispetto delle luci (abbaglianti) della televisione. Dai tre ventenni appena usciti dal reality non ci si aspetta una nuova corrente musicale o che entrino di diritto nella storia musicale italiana, ma di certo, con un lavoro più completo, potranno dire la loro nel filone inaugurato dai Finley e dai Vanilla Sky. Sicuramente più vicini ai secondi, per atteggiamento e stile musicale, ma con un bagaglio di notorietà in più che gli potrebbe consentire una popolarità veloce senza tantissima fatica. Una domanda giunge però spontanea a questo punto: i Bastard si sentiranno a loro agio nei panni di rock band utile a sfamare la voglia di musica di ragazzini e ragazzine (come hanno fatto i Finley) o preferiranno intraprendere la strada dell’underground suonando e comportandosi come vorranno? La sola esistenza di questo punto interrogativo dovrebbe far ben sperare. Dunque non bisogna fare altro che attendere di vedere come spenderanno la popolarità acquistata a colpi di macchinette rotte e facce demenziali in camera durante il semestre nel loft musicale di Rai 2.


Recensione by Saltinaria
Direttamente da X-Factor 2009, The Bastard Sons Of Dioniso presentano il loro primo EP, “L’Amor Carnale”. A distanza di poco tempo dalla chiusura del programma si rivelano la vera sorpresa. Considerati da tutti come i vincitori morali, in realtà secondi per una manciata di voti, sono stabilmente nelle prime posizioni delle classifiche dei singoli scaricati da iTunes. Molti gli artisti che ne decantano le lodi. Io continuo a rimpiangere i tempi in cui le band uscivano dalle cantine ed affrontavano la piazza, mettendoci la faccia, rimediando spesso tante brutte figure. Oggi una band può venir fuori da un programma televisivo, spettacolarizzando e aggirando un passaggio fondamentale nella vita di ogni artista: la gavetta. Con ciò non voglio dire che questi ragazzi trentini non abbiano stoffa, ma mi rimane difficile giudicare un album con soltanto due sono inediti. In questi soli due brani, però, c’è tanto talento. “L’Amor Carnale” è uno di questi, e dà il nome al disco. Firmando sia testo che musica dei loro inediti, dimostrano innegabili doti compositive. In questo brano ammaliante si scorge una vena di follia creativa, utilizzando vocaboli poco usuali (“…buggerato dalla mia baldanza”). L’altro inedito è “Wednesday Was”, poco più di un minuto di filastrocca, scritta pensando ad una ragazza di un fast food che organizza feste di compleanno… immaginando come lei stessa organizzerebbe la propria. Per quanto riguarda le altre quattro tracce, non c’è molto da dire, se non che in “Contessa”, cover dei Decibel, spicca una forte dote interpretativa. Le altre tre cover sono “Ragazzo Di Strada” dei Corvi, “Che Colpa Abbiamo Noi” dei Rockes e “Just Can’t Get Enough” dei Depeche Mode. Due brani inediti sono troppo poco per dare un giudizio, ma il talento c’è: speriamo riescano a maturare del tutto.


Recensione by Musica e Dischi
Unico gruppo dei tre finalisti di X Factor, i TBSOD rappresentano l’anima più spettacolare e trascinante della selezione effettuata dal programma. E anche questo minialbum di consuntivo (per l’autunno previsto l’esordio discografico vero e proprio) non tradisce la caratteristica, a partire dalla selezione di cover che dimostrano un’ampiezza di possibilità decisamente notevoli: si va così dal punk raffinato di Contessa dei Decibel di Enrico Ruggeri dei primi anni ’80, a Ragazzo di strada dei Corvi e Che colpa abbiamo noi dei Rokes degli anni ‘60. E per finire, Just Can’t Get Enough dei Depeche Mode, in una versione che espone all’ascolto l’anima rock del trio trentino. Michele Vicedini, Federico Sassudelli, Jacopo Broseghini sono poi decisamente sciolti con i due inediti, tra i quali L’amor carnale, arrangiati in proprio dimostrando che la stoffa c’è e che ora arriva la parte più bella del gioco.


Recensione by Debaser
Si fa sempre fatica ad accettare i cambiamenti, ma, in ogni caso, non si torna mai indietro. Il mondo va avanti, e per i nostalgici della vecchia scuola, quei tempi saranno solo un ricordo evanescente, un glorioso passato a cui attingere, un mito che rimarrà solo mitologia. Ora le band si fanno in televisione. Quelli della old school sono rompi-scatole, sono pure sfigati che ascoltano quattro gruppi in croce, quelli che sembrano davvero autentici, tosti, veri. Quelli della old school, a dire il vero, non guardano nemmeno la televisione. Ora, questi Bastardi, alla veneranda età di 22 anni, sono da annoverare nella old school, io penso, almeno anagraficamente. Bene, i loro miti, le loro influenze, le fonti da cui hanno tratto ispirazione sono i medesimi gruppi venerati dalla old-school. Per quanto la old school si incazzi, gridando a voce alta la loro preminenza, il loro predominio su certe cose, purtroppo, bisogna accettare che anche questi Bastardi ne fanno uso. Si trastullano con teatri degli orrori, con regine di stoneage, con lottatori di foo, purtroppo. Roba che se non avessero partecipato ad X-Factor, li riterresti dei gran fighi, e bravi musicisti, te li faresti amici e ci berresti volentieri una birra insieme. Ma il peccato mortale, insanabile e irreversibile è quella maledetta televisione. Un veleno pericoloso che rende immonda qualsiasi cosa tocchi. E può trattarsi anche della musica migliore al mondo, possono chiamarti Iggy Pop, Lou Reed e persino resuscitare Kurt Cobain, ma niente. Ciò che è televisione è vergognoso anche da nominare. Ciarpame senza pudore. Va da sé che quelli della old-school si auto-costruiscono muri di pregiudizi che fanno da intralcio alla Conoscenza stessa. Fosse solo questo, non sarebbe nemmeno un problema. Il problema grave è esprimere un giudizio senza Conoscenza. Il che va contro le norme filologiche, logiche e, parlando terra-terra, contro l’onestà intellettuale. Problemi della Old School. Quanto ai bastardi, non sono certo dei fenomeni. Ma vi sfido a trovare qualche differenza, una differenza sostanziale, una differenza qualitativa significativa tra questa roba e un Capovilla o un Brondi qualsiasi, incensati sacerdoti dell’indie rock nostrano, a cui, peraltro, i suddetti si ispirano. Io non trovo in loro nessuna colpa, se non quella di essere dei classici 22enni, cazzari, prodighi nello sfoggiare bevute esorbitanti e arditi, rimanendo superficiali, in tema di universo femminile. Non mi va di pensare nulla di loro. Voglio solo pensare che, magari, in futuro, cresceranno, soprattutto intellettualmente, si spera. Ora quello che penso è che tutto sommato non li vedo diversi dalla stirpe debaseriana, che vanta illustri progenitori, i Pixies, e che non rinuncia, tuttavia, alla Gialappas e ad un umorismo goliardico che lascia il tempo che trova. Come noi, uguali.
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