Più che "Bastard", sono simpatici e mai banali
DAL VIVO. I Bastard Sons of Dioniso a Rockando convincono per impegno e serietà. Molto bene Holly's Lips, One Ticket to Travel e Ipnosugna. E le tre band di NetMusic si fanno valere alla grande
27/06/2011 Francesca Danda
POVOLARO - Prendi una rappresentanza della nuova musica vicentina, aggiungici una chiacchierata band dalle valli trentine e il gioco è fatto. È stata partecipata e d'impatto la serata d'apertura di Rockando 2011, che venerdì ha ospitato sul grande palco del Villino Rossi a Povolaro tre finalisti di Vicenz@NetMusic, Holly's Lips, One Ticket to Travel e Ipnosugna, e gli attesi Bastard Sons of Dioniso, trio "maltrattato" dalla old school musicale per il lancio mediatico fornito da X Factor nel 2009 che però sulla scena sa come rimandare al mittente ogni malevolo pregiudizio.
Uno strano fenomeno quello del ruspante trio trentino, che di celebrità televisiva non ha nulla. E che in attesa di salire sul palco mangia tra il pubblico, chiacchiera con i volontari, gioca a calcio coi bambini e cede ampio spazio ai gruppi emergenti nostrani scelti per fargli da spalla, ascoltandoli attentamente.
Aprono le danze gli Holly's Lips, ottima conferma di quanto sentito al Sabotage durante la rassegna. Non si fanno intimorire dal pubblico i quattro giovanissimi - appena maggiorenni - e sfoderano con stile un repertorio allegro e convincente, tra crossover melodico, hard rock, funk e punk, fatto apposta per scaldare il pubblico sotto palco che pian piano s'infoltisce.
Quindi è la volta degli One Ticket to Travel, contaminati e sperimentali, che danno vita ad un momento particolarmente denso: mezz'ora di ricerca tecnica e intimismo, effetti sonori e cultura musicale.
Un preludio quanto mai azzeccato per introdurre il set "di rottura" in scaletta, quello degli Ipnosugna. La band valdagnese, per l'occasione, irrompe sul palco in formazione raddoppiata, con tanto di salumiere che affetta un salame da distribuire al pubblico su note irriverenti, carismatiche e demenziali. Lo spasso è assicurato, anche per l'entourage dei Bastard, che al loro turno devono farsi strada tra fette di insaccato
Sono numerosi i fans ad attenderli quando imbracciano gli strumenti, verso le 23. E le loro canzoni, incise nell'album di esordio In stasi perpetua (2009), le conoscono tutte a memoria. Ma non sono un pubblico prettamente televisivo gli estimatori dei Bastard Sons of Dioniso. Sono piuttosto amanti della buona musica, che hanno colto la volontà del giovane trio di affrancarsi dal mainstream che li ha lanciati (è della scorsa primavera la loro rottura con la Sony Music e la "Non ho l'età" della Maionchi). Non c'è traccia di scimmiottamenti da talent show, atteggiamenti da star o soluzioni melodiche semplici.
La loro proposta musicale, portata sulla scena con simpatia e umiltà, è colta, complessa e mentale. I tre musicisti esibiscono un rock dalle mille declinazioni tra ballade orecchiabili, pezzi ritmati e divagazioni strumentali, ma sempre con un tocco nostalgico che di volta in volta cita psichedelia del '60, folk dei '70, beat italiano e hard rock d'annata. E lo fanno con maestria e fresco talento, riuscendo a coinvolgere il pubblico attraverso una disinvolta padronanza degli strumenti. Sanno cantare (anche a cappella), sanno suonare, sanno godersi l'esibizione con la grinta dei 25 anni e la genuinità delle origini. Ma soprattutto hanno ben chiaro che la loro forza sta nel non essersi montati la testa per i trascorsi televisivi, sebbene il fortuito viatico consenta ai Bastard, oggi, di vivere della loro musica. [FONTE: "il giornale di Vicenza)
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