Nuovissima intervista molto divertente ai Bastard!
La metafora per spiegare perché odiano il playback (vedi sotto). I TBSOD escono con un album "adulto". Ma restano i "ruspanti" trentini che per rilassarsi vanno nei boschi e che con i primi soldi si sono comprati una tv, un pc e un auto. Di quinta mano
Insieme a Noemi, sono stati la vera rivelazione di XFactor dello scorso anno. Jacopo, Michele e Federico, i Bastard Son of Dioniso, 69 anni in tre, escono con il primo disco "da adulti" In stasi perpetua, prodotto dalla Sony. Anche se dentro ci sono canzoni scritte prima di diventare famosi, per far capire al pubblico la loro storia. Fatta di serate al bar, feste in baita, concerti per le valli. E un solo comune denominatore: l’amore per la musica, che se anche non dovesse trasformarsi per sempre nel lavoro della vita, resterà comunque l’unica passione. Insieme alle fidanzate
(A inizio intervista commento con Jacopo che la copertina del loro album sembra tratta da un libro di Mauro Corona. Lui capisce Fabrizio e mi toglie il saluto...)
Un bilancio di quest’anno da famosi: cosa avete perso e guadagnato
Jacopo: Per i bilanci meglio che parli Federico, il nostro "ragioniere"
Federico: Perso non saprei, forse un po' di tranquillità, ma credo sia normale.
Michele: Il contatto ravvicinato col pubblico, finora abbiamo suonato su palchi grandi e perdi quell’intimità che c’è nei locali piccoli.
Jacopo: Dove ti spaccano l’asta del microfono in bocca perché ti battono nelle aste!
E cosa avete guadagnato?
Fede: Conoscere molte persone dell’ambiente, capire come funziona il "giro", le robe del mondo musicale. E la possibilità di suonare e basta. Che è già una bella conquista.
Di cosa parla In stasi perpetua, quali sono i temi portanti?
Michele: La linea portante è più armonica che concettuale. Nell’album ci sono pezzi che vanno dal 2003 a maggio di quest’anno, pre e post XFactor. Non c’è un filo conduttore preciso. Ogni canzone ha una sua storia.
Jacopo: Noi avevamo già fatto due dischi autoprodotti, anche se questo è il primo distribuito da una etichetta importante e ne siamo molto orgogliosi, perché siamo riusciti a raccogliere quello che la maggior parte delle persone non ha potuto sapere di noi attraverso il programma. Era giusto quindi mettere dei pezzi della nostra storia passata, però rivisti con la maturità che abbiamo ora.
Avete detto: «Se non sfondiamo nella musica torniamo a “lavorare”». Fare musica non è un lavoro?
Fede: Torniamo a lavorare ma per permetterci di suonare! Non abbiamo ancora la certezza che questo possa diventare per noi un lavoro definitivo. Se non ci potremo vivere, continueremo a farlo la sera nei locali.
Jacopo: Come abbiamo sempre fatto, per duecento serate e passa…
(CONTINUA A LEGGERE QUI.................)
La metafora per spiegare perché odiano il playback (vedi sotto). I TBSOD escono con un album "adulto". Ma restano i "ruspanti" trentini che per rilassarsi vanno nei boschi e che con i primi soldi si sono comprati una tv, un pc e un auto. Di quinta mano
Insieme a Noemi, sono stati la vera rivelazione di XFactor dello scorso anno. Jacopo, Michele e Federico, i Bastard Son of Dioniso, 69 anni in tre, escono con il primo disco "da adulti" In stasi perpetua, prodotto dalla Sony. Anche se dentro ci sono canzoni scritte prima di diventare famosi, per far capire al pubblico la loro storia. Fatta di serate al bar, feste in baita, concerti per le valli. E un solo comune denominatore: l’amore per la musica, che se anche non dovesse trasformarsi per sempre nel lavoro della vita, resterà comunque l’unica passione. Insieme alle fidanzate
(A inizio intervista commento con Jacopo che la copertina del loro album sembra tratta da un libro di Mauro Corona. Lui capisce Fabrizio e mi toglie il saluto...)
Un bilancio di quest’anno da famosi: cosa avete perso e guadagnato
Jacopo: Per i bilanci meglio che parli Federico, il nostro "ragioniere"
Federico: Perso non saprei, forse un po' di tranquillità, ma credo sia normale.
Michele: Il contatto ravvicinato col pubblico, finora abbiamo suonato su palchi grandi e perdi quell’intimità che c’è nei locali piccoli.
Jacopo: Dove ti spaccano l’asta del microfono in bocca perché ti battono nelle aste!
E cosa avete guadagnato?
Fede: Conoscere molte persone dell’ambiente, capire come funziona il "giro", le robe del mondo musicale. E la possibilità di suonare e basta. Che è già una bella conquista.
Di cosa parla In stasi perpetua, quali sono i temi portanti?
Michele: La linea portante è più armonica che concettuale. Nell’album ci sono pezzi che vanno dal 2003 a maggio di quest’anno, pre e post XFactor. Non c’è un filo conduttore preciso. Ogni canzone ha una sua storia.
Jacopo: Noi avevamo già fatto due dischi autoprodotti, anche se questo è il primo distribuito da una etichetta importante e ne siamo molto orgogliosi, perché siamo riusciti a raccogliere quello che la maggior parte delle persone non ha potuto sapere di noi attraverso il programma. Era giusto quindi mettere dei pezzi della nostra storia passata, però rivisti con la maturità che abbiamo ora.
Avete detto: «Se non sfondiamo nella musica torniamo a “lavorare”». Fare musica non è un lavoro?
Fede: Torniamo a lavorare ma per permetterci di suonare! Non abbiamo ancora la certezza che questo possa diventare per noi un lavoro definitivo. Se non ci potremo vivere, continueremo a farlo la sera nei locali.
Jacopo: Come abbiamo sempre fatto, per duecento serate e passa…
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